La Montagna del Jebel Barkal fu il luogo più sacro non solo alla cultura kushita, ma anche e soprattutto alle dinastie faraoniche dell’Antico Egitto.
Arrivando al cospetto di questa collina, non stupiscono il rispetto e la venerazione che ancora oggi gli vengono riservati dalla popolazione locale, tantomeno il motivo che spinse gli Egizi circa 3.500 anni fa a fondare qui il loro nuovo centro spirituale. Lo sperone di roccia dall’evidente forma a testa di cobra, rimanda immediatamente all’uraeus, simbolo della regalità faraonica. E’ probabile che l’erosione naturale della roccia venne interpretata come un segno divino.
E’ qui che dapprima sotto la dominazione Egizia e successivamente sotto la XXVª Dinastia dei Faraoni Neri Kushiti, fiorì la potente Napata, centro economico, politico e religioso sulla Valle del Nilo, con i suoi templi sacri al dio Amon e alla sua sposa Mut, i ricchi palazzi e le tombe regali. E’ qui che scelsero di riposare i sovrani kushiti con i loro tesori, facendosi costruire piramidi e tombe sotterranee riccamente decorate.
Salire in cima alla vetta darà l’idea della maestosità del luogo e della sua atmosfera mistica, offrendo un incredibile panorama su quelle che furono le glorie della Terra di Kush.
Un gruppo di piramidi ai suoi piedi, costruite nel momento di transizione del passaggio di potere tra Napata e Meroé, si infuocano alla luce del tramonto, rendendo ancor più suggestivo questo luogo fuori dal tempo. Poco distanti si ergono le necropoli dei più importanti Faraoni Napatesi, quella di El-Kurru e quella di Nuri, dove scelse di essere inumato il grande Taharqa.
Purtroppo le maldestre campagne archeologiche britanniche del XIX secolo, hanno contribuito a una perdita considerevole di gran parte degli affreschi nelle camere funerarie e oggi solo due tombe sotterranee mantengono le originarie decorazioni istoriate e celebrative, color lapislazzulo, porpora, ocra e oro, che dovevano accompagnare trionfalmente e presentare la natura semidivina del defunto al potente Regno dei Morti.