La storia del Sudan è tra le più antiche e ricche di tutta l’Africa. Se il sud del paese rimase per lo più abitato da tribù dedite alla caccia e ai culti ancestrali, l’attuale deserto di Nubia, vide il fiorire di una moltitudine di civiltà e antichi regni che si scontrarono e intrecciarono con la storia faraonica dell’antico Egitto, in un continuo cambio di equilibri geo-politici.
Furono proprio gli egiziani a chiamare i territori della Nubia, loro principali rivali, la Terra di Kush, già nel 3.000 a.C.
Le prime tracce di antropizzazione organizzata nel Sudan, risalgono tuttavia all’epoca paleolitica e neolitica, rinvenute in numerose necropoli risalenti all’8.000 a.C. e in alcuni siti d’arte rupestre, che testimoniano di civiltà evolute e dai complessi riti cerimoniali, stanziate lungo la Valle del Nilo (III/IVª cateratta) e nel triangolo di Gezira a sud di Khartum (tra il Nilo Bianco e il Nilo Azzurro). E’ a partire dal secondo millennio a.C. che le dinastie egiziane tentarono di imporre il proprio controllo sui popoli kushiti, i quali a loro volta arriveranno ripetutamente a imporre la propria dominazione sui territori del nord.
Di seguito forniremo un riassunto cronologico delle varie ere, civiltà e fatti storici che si susseguirono sul territorio del Sudan odierno. Tutt’altro che esaustivo, servirà da spunto per eventuali approfondimenti su apposite bibliografie e studi dettagliati sui vari argomenti:
8000/2900 a.C. Neolitico. Recenti scavi e studi archeologici hanno permesso di retrodatare i primi insediamenti organizzati di Kerma al 7500 a.C. Numerose necropoli e deffufa (templi) testimoniano che già 9000/6000 anni fa la valle sudanese del Nilo all’altezza della IIIª e IVª cateratta, era abitata da popoli dai complessi riti funerari. Ulteriori testimonianze arrivano dall’arte rupestre di Sabu-Jaddi, datata al 5000/4000 a.C., attestando che intorno alla III cateratta del Nilo si insediarono popoli di cacciatori, agricoltori, navigatori e allevatori, in un periodo in cui la desertificazione non aveva ancora inaridito la regione.
2900/1525 a.C. Regno di Kush a Kerma. Gli egiziani ormai organizzati in dinastie faraoniche, cominciano ad indicare i territori a sud della I cateratta del Nilo, come Terra di Kush, zona fertile e dal ricco sottosuolo. Kerma nel III millennio a.C. appare già come la capitale evoluta del Regno di Kush, dove passano le principali rotte commerciali tra nord e sud, snodo tra la civiltà egizia e l’Africa subsahariana. La civiltà kushita, al pari dei vicini egiziani, aveva i propri monumenti, le proprie fortezze e tombe reali. Tra le prime testimonianze architettoniche di monumenti pre-faraonici in Nubia, sono le monumentali deffufa in mattoni di terra cruda, ancora oggi avvolte nel mistero, ma che probabilmente fungevano da templi religiosi e tombe reali, anche se le loro grandi dimensioni potrebbero essere simili a quelle di una fortezza difensiva. I rapporti tra l’Egitto faraonico e il Regno di Kush non furono sempre pacifici e nel 2100 a.C. i kushiti, abili tiratori con l’arco, arrivarono ad espandersi a nord, fino alla Iª cateratta del Nilo (Assouan).
1525/1100 a.C. Nubia Egiziana a Napata. Sotto i Faraoni Amenophis I e Thutmose III, l’Egitto conobbe un nuovo fervore ed espansionismo che li portò alla riconquista dei territori caduti nelle mani del Regno di Kush, spingendosi fino alla IVª cateratta. La capitale kushita di Kerma si ritrovò inglobata nei possedimenti del Faraone. Dapprima istallati a Pnoubs, gli Egizi fondarono successivamente Napata intorno al 1450 a.C., spodestando Kerma quale capitale della Nubia Egiziana e introducendo il culto di Amon. Il monte del Jebel Barkal venne scelto quale sito per la nuova capitale per il suo sperone a forma di testa di cobra, simbolo di regalità faraonica, considerato un segno divino. E’ in questo periodo che vengono edificati numerosi templi come quelli di Soleib e di Kawa, dedicati ad Amon-Ra. Napata sarà retta da un vice-faraone nominato direttamente dal trono egiziano e fiorirà artisticamente, culturalmente ed economicamente sotto la direzione centrale di faraoni quali Tutankhamon e Ramses II, influenzando la cultura kushita locale fino alla fine dell’età d’oro egiziana. Con il declino dell’impero e l’indipendenza della Nubia, i sovrani kushiti ripresero le loro velleità espansioniste verso il nord, fino a sottomettere il potere faraonico e governare sull’Egitto per tutta la XXVª dinastia.
775/590 a.C. XXVª Dinastia dei Faraoni Neri a Napata. Con il declino dell’impero faraonico egiziano a partire dal 1100 a.C., sempre più minacciato da misteriosi popoli del mare (Shardana, i nuragici sardi), da libici e da guerrieri provenienti dall’Anatolia e dall’Egeo, la Nubia riconquistò la propria indipendenza, facilitata anche dalla scissione della dinastia sacerdotale di Tebe che si rifugiò a Napata. Successivamente, sotto Pianki, ricomincerà essa stessa il suo espansionismo verso il nord, fino a sottomettere il potere faraonico di Tebe e governare per tutta la XXVª Dinastia sull’Egitto.
E’ il periodo dei cosiddetti Faraoni Neri Kushiti, durante il quale i re nubiani controllarono tutta la Valle del Nilo, spingendosi anche a sud fino al VIª cateratta, autoproclamandosi faraoni discendenti dei sacerdoti di Tebe, e facendosi costruire tombe a forma di piramide, secondo la cultura egizia, ma rigorosamente nella loro terra di origine. El Kurru e Nuri, necropoli nei pressi di Napata, conservano il più grande numero di piramidi della Valle del Nilo. Taharqa fu sicuramente il faraone nubiano più importante e potente, durante il cui regno si raggiunse l’apice dello splendore. Egli si fece inumare a Nuri.
I Faraoni Kushiti che si susseguirono sul trono di Napata furono:
775/765 a.C. Alara
765/745 a.C. Kashta
745/713 a.C. Pianki
713/698 a.C. Shabaka
698/690 a.C. Shebitqo
690/664 a.C. Taharqa
664/656 a.C. Tanutamani
590 a.C./300 d.C. Dinastia Meroitica a Meroé. La presenza degli Assiri in Egittoe le rivolte dei sovrani egiziani al nord, portarono a numerose battaglie lungo la Valle del Nilo. Ripetutamente Tebe e Menfi passarono sotto il controllo assiro o riconquistati dai sovrani nubiani. L’ultimo che strappò una vittoria ai nemici fu il Faraone kushita Tanutamani, ma il successo fu di breve durata e l’esercito assiro lo costrinse a ripiegare su Napata, dove morì nel 656 a.C.
Tale data viene considerata come la fine della XXVª Dinastia dei Faraoni Neri. Da quel momento i sovrani napatesi continuarono a governare sui territori nubiani, abbandonando definitivamente le proprie pretese sull’Egitto. Sotto la pressione degli Assiri e delle nuove dinastie egiziane, i re nubiani spostarono la loro sfera di influenza sempre più a sud, fino al sacco di Napata ad opera del Faraone Psammetico II nel 593 a.C. Il re Aspelta, continuando a governare sul Jebel Barkal di Napata quale centro spirituale del dio Amon, spostò quindi la capitale nubiana a Meroé, in una zona a sud-ovest protetta dal corso del Nilo, dove fiorì una nuova corte fortemente influenzata dalla cultura faraonica. I sovrani nubiani e le Candace (regine madri) continuarono in questo periodo a costruire piramidi, ben cinque secoli dopo la fine di questo tipo di architettura in Egitto. Oggi il sito di Meroé conserva gli esempi più raffinati e più recenti di piramidi nubiane. Ma anche templi dedicati alla divinità locale del dio Leone Apedemak. La dinastia meroitica intrattenne rapporti diplomatici ed economici con la Grecia, la Persia, i popoli subsahariani, l’Etiopia axumita e con i Romani, coi quali tuttavia entrò ben presto in conflitto durante l’Impero di Augusto. A partire dal II secolo a.C. il regno cominciò il suo lento declino sotto la pressione dell’Impero Romano, fino all’incursione axumita dei sovrani etiopi, che pose fine all’era kushita intorno al 300 d.C.
400/1517 d.C. Regni Cristiani e Islamizzazione. A partire dal IV/V secolo d.C. il Cristianesimo si diffuse largamente in Sudan, sotto l’influsso delle popolazioni copte degli etiopi del sud e degli egiziani del nord. I tre principali regni che fiorirono dopo la caduta di Meroé, nelle capitali di Dongola (regno di Makuria), Faras (regno di Nobazia) e Sobat (regno di Alodia), avevano da tempo aderito alla religione monoteista, quando nel 640 cominciarono le prime incursioni arabe, mosse dal nuovo credo religioso dell’Islam. Dapprima, l’influenza musulmana si fece sentire principalmente tramite le vie commerciali dei mercanti arabi e, tra sporadici scontri, le due religioni riuscirono a convivere abbastanza pacificamente fino all’epoca medievale. Con la suddivisione dei regni nilotici in un sistema feudale, controllato dall’etnia founj,tollerante verso l’Islam e in accordo con i sultani musulmani, la Nubia venne ben presto convertita. Dongola aveva trasformato le sue chiese in moschee già nel 1323, mentre due secoli dopo cadde l’ultima roccaforte cristiana di Alodia, nelle mani del Sultano di Sennar. Il Sudan nubiano è ormai interamente musulmano quando l’Impero Ottomano conquista l’Egitto nel 1512 e tre anni più tardi si dirige su Dongola.
1517/1821 Gli Ottomani. Se gli Ottomani non governarono mai direttamente sulla Nubia, lasciandola sotto il controllo feudale dei Sultani locali di Sennar, quando l’esploratore James Bruce attraversa la Nubia nel XVIII secolo per scoprire la sorgente del Nilo Azzurro, il sultanato locale era ormai in pieno declino e i commerci interamente controllati dal mercato ottomano. Nel 1820 un potente pascià ottomano che regnava da tempo sul Cairo, Mehmet Ali, invade il Sudan, conquistandolo senza difficoltà e inaugurando l’era della Turkiyah. A questo periodo risalgono le fondazioni delle città di Kassala e di Karthoum, che diventa in breve il nuovo centro del potere, un potere basato soprattutto sul commercio degli schiavi. E’ anche il periodo dei grandi esploratori europei, soprattutto britannici, desiderosi di trovare le sorgenti del Nilo e di controllare il mercato dell’avorio proveniente dal sud.
La dominazione anglo-egiziana e le rivolte mahdiste (1821/1956)
Nel 1879 viene abolita la schiavitù sotto pressione degli inglesi e il potere ottomano-egiziano perde una delle sue fonti principali di ricchezza. L’Inghilterra ne approfitterà a proprio vantaggio, consolidando il proprio monopolio politico-economico su tutta la Valle del Nilo. Alla fine dell’800 un movimento di rivolta, capeggiata da Mohammed Ahmed, il “Mahdi” salvatore della religione musulmana, comincia a coinvolgere l’intero Sudan e aizzare le popolazioni contro il potere egiziano, affiliato ormai alla Corona Britannica. Nonostante gli inglesi inviino a Khartoum il più valoroso dei governatori, Charles Gordon, che fece anche fortificare la città, i mahdisti entrano nella capitale nel 1885, uccidendo Gordon e imponendo la sharia nel paese. La mala gestione dello stato da parte dei mahdisti e dei loro successori, il vuoto politico lasciato dagli anglo-egiziani e il conflitto di interessi tra il nord e il sud del paese, aprono la breccia agli interessi dei belgi e dei francesi. Dopo un breve periodo in cui le due potenze cercano di imporre il proprio controllo, l’Inghilterra torna in Sudan con l’appoggio dell’Egitto e comincia a riconquistare tutte le città una ad una. Fu questo il periodo di “Condominio” sul Sudan del governo anglo-egiziano. Molte riforme economiche vennero promosse, tra cui la costruzione della ferrovia, l’industrializzazione della produzione di cotone, la prima scuola a Khartoum, e vennero promosse molte campagne archeologiche. Nel 1922 la Corona Britannica si risolse a dividere il Sudan in due parti distinte, il sud cristiano e il nord musulmano. Durante la seconda guerra mondiale, le forze politiche locali del Sudan svilupparono un sentimento fortemente nazionalista, anticoloniale. Nel 1947 dopo la Conferenza di Giuba, si decise di riunificare il Sudan. Nel 1953 venne abolito il protettorato anglo-egiziano e infine nel 1955 venne dichiarata l’Indipendenza.
Il Sudan Indipendente (1956/ad oggi)
Fin dall’indipendenza, il Sudan è stato governato da regimi militari che favorirono un orientamento islamico e privilegiarono il Sudan settentrionale.
I conflitti interni e la guerra civile, che hanno dominato la storia del paese dal 1955 al 2011, nacquero dal conflitto di interessi tra le forze governative settentrionali e le forze Anya Nya che rivendicavano l’autonomia identitaria della parte meridionale del paese.
Quando nel 1957 il nord propose l’Islam quale religione ufficiale e l’arabo come lingua di stato, i rappresentanti del sud lasciarono l’Assemblea Costituente. Da quel momento i contrasti tra nord e sud si inasprirono, con rivolte, proteste, vere e proprie rivoluzioni.
Nel 1972 un accordo di pace firmato ad Addis Abeba, garantì al sud una sorta di autonomia, tramite la costituzione di un’Assemblea Regionale, soggetta però alla conferma da parte del Presidente della Repubblica. Ma le tensioni si spostarono a quel punto dal piano politico, al piano socio-economico, con rivendicazioni per il miglioramento delle condizioni economiche e dei diritti fondamentali.
Nel 1983 il governo centrale di Khartoum decise di adottare le leggi della sharia nel codice penale e di dividere il sud in tre regioni; questo provocò l’ammutinamento di Bor, in cui gran parte degli ufficiali del sud voltarono le spalle al governo e la guerra ricominciò.
Con l’arrivo al potere di Al-Bashir, dopo un colpo di stato militare nel 1989, la guerra tra nord e sud attraversò un periodo di grande intensità, inasprita ancor più dai conflitti di interessi sempre più crescenti per le ingenti risorse petrolifere, presenti nella parte meridionale del paese.
Dopo 20 anni di guerre, referendum, accordi più o meno instabili, venne firmato un accordo di pace globale nel 2005, che aprì la strada al referendum del 2011, per il quale si è definitivamente stabilita la separazione tra i due stati, quello del Sudan e quello del Sud-Sudan. Omar Al-Bashir dopo 30 anni al potere è stato costretto alle dimissioni a seguito di una vasta rivoluzione popolare, appoggiata dalle forze militari, che successivamente hanno creato un governo di transizione nel 2019. Nel 2020 il governo di Khartoum ha dichiarato di voler progressivamente abbandonare la sharia e instaurare un governo ufficialmente laico.