Una delle emozioni più intense che il Continente Africano possa regalare è quella di poter visitare i principali parchi nazionali della Tanzania durante la stagione delle grandi migrazioni. Non un safari qualsiasi, ma un’esperienza unica al mondo, a stretto contatto con la natura più selvaggia ed esuberante delle miriadi di mandrie di erbivori che solcano stagionalmente queste savane imbiondite dal sole e pettinate dal vento, distese inondate di luce e travolte, nel vero senso del termine, dai ritmi delle migrazioni.
Se gli avvistamenti dei cosiddetti “big five”, elefanti, leoni, leopardi, rinoceronti e bufali, sono i più ambiti nella buona riuscita di ogni safari che si rispetti, a livello emozionale, poter osservare il passaggio di migliaia e migliaia di grandi erbivori, che ricoprono a perdita d’occhio le vaste distese di erba, è un’esperienza unica che coinvolgerà tutti i sensi e che rimarrà per sempre impressa nei ricordi.
Creato nel 1951 dall’amministrazione coloniale britannica, per poter conservare lo straordinario ecosistema delle sconfinate praterie e altipiani intorno alla caldera di Ngorongoro, il Parco del Serengeti, Patrimonio UNESCO, costituisce il fulcro di una serie di aeree protette e parchi nazionali. Base essenziale dell’economia della Tanzania, attira ogni anno migliaia di visitatori, desiderosi di osservare la flora e la fauna straordinarie di queste terre selvagge, ma soprattutto per assistere all’incredibile e scenografico fenomeno della più grande migrazione al mondo di zebre e gnu, che ogni anno si spostano in simbiosi, in base alla ciclicità delle piogge, seguendo un percorso circolare verso il sud nel mese di ottobre, tra i confini di Kenya e Tanzania, attraversando il fiume Mara, per risalire verso nord intorno al mese di aprile. Milioni di gnu e zebre si spostano in branchi, solcando le savane tra la riserva del Masai Mara, il parco del Serengeti e le aree protette nei dintorni di Ngorngoro, in scenari che ci si aspetterebbe di poter vedere solamente nei documentari televisivi. Un itinerario non privo di insidie, durante il quale i felini appostati tra la vegetazione, o i coccodrilli all’aspetto tra le acque del fiume, attendono con impazienza il loro pasto luculliano stagionale. Una breve distrazione per un piccolo gnu e la sua mamma, o per una zebra indebolita, rimasta indietro rispetto al branco, ed ecco che un leopardo o un leone trovano la loro facile preda. Consumate le parti più appetitose e sostanziose delle interiora, la carcassa abbandonata diventa il banchetto dei cosiddetti “spazzini della savana”, le iene e gli avvoltoi.
La dura legge della natura, una frase che dipinge per antonomasia i cicli vitali faunistici all’interno dei grandi parchi, in scenari stagionali che permettono alla natura selvaggia di auto-conservarsi e ai pascoli di rigenerarsi continuamente dopo essere stati rasi al suolo dal passaggio migratorio. Ecosistemi straordinari, di cui il Senergeti ne è lo scrigno per eccellenza, ma non il solo.
Una moltitudine di zebre, leoni, gnu, felini, bufali, elefanti e giraffe sono osservabili tra le distese puntellate di acacie e di baobab del Parco Tarangire o all’interno dell’immensa caldera dello spettacolare Ngorongoro (Patrimonio UNESCO) e tappa obbligata per raggiungere il Serengeti, che conserva un fertile manto di pascoli, con il lago permanente di Magadi all’interno del cratere principale, permettendo la sopravvivenza di numerose specie anche non soggette a migrazione. Un gran numero di rinoceronti neri, elefanti, iene, leoni e gazzelle, mentre le pozze e i laghi sono il regno di ippopotami e coccodrilli, ma anche dei fenicotteri rosa. Una vita selvatica unica al mondo, in paesaggi mozzafiato, visibili in tutta la loro sconfinata bellezza dall’alto dei contrafforti del vulcano Ngorongoro. Terre antichissime, ricche di testimonianze fossili e resti di ominidi, nascosti tra gli anfratti delle Gole di Olduvai, la “culla dell’umanità”, e oggi patria del popolo masai.
Ma anche il centro e il sud della Tanzania sono ricchi di fauna, tra l’immensa Riserva di Selous, anche essa Patrimonio UNESCO, più grande della Svizzera, o all’interno del Parco di Ruhaha, due aree che offrono tra i più vivaci avvistamenti del paese, in ambienti ed ecosistemi estremamente variegati e ricchi di acqua, per la presenza di un’articolata rete di corsi fluviali, tra cui i principali sono il Rufiji e il Ruhaha.
Coccodrilli e ippopotami, giraffe, licaoni, ippodraghi, zebre, bufali, sitatunga, leoni, leopardi, ghepardi e rinoceronti, trovano tra queste terre generose, le cui altitudini variano da pochi metri ai 1.200 metri sul livello del mare, il loro habitat naturale, adatto ad accogliere anche 350 specie di uccelli e 2.000 varietà di infiorescenze, ma soprattutto i due santuari più importanti al mondo per gli elefanti.