Le cittadine di Togoville, Agbodrafo e Aneho, adagiate tra le rive del Lago Togo, le sponde del Fiume Mono e le spiagge orlate di palme della Costa Atlantica, furono i più importanti centri per lo smistamento e la vendita degli schiavi agli europei.
Difficile crederlo, visitandole oggi. Ma non appena si salgono le scale di una piccola casa coloniale fatiscente, nascosta tra la foresta di Agbodrafo, si rimane improvvisamente sospesi in una triste dimensione senza tempo. E’ in questi luoghi che si stabilirono le antiche comunità dei Mina, dei Guin e degli Ewe, i principali interlocutori negli affari economici con i mercanti europei. E’ sulle rive settentrionali del Lago, nella placida Togoville, che venne firmato nel 1884 il trattato tra il re Mlapa III e l’esploratore tedesco Gustav Nachtigal, che sancì la sovranità della Germania sul Togoland.
Oggi questi luoghi carichi di storia e di memoria, rappresentano i più importanti centri spirituali per la religione vudù. Ma già nel XVII secolo lo erano e probabilmente non fu un caso se i coloni scelsero di installare proprio qui le loro missioni per la cristianizzazione delle popolazioni locali. Ci riuscirono, forse, in parte. Oggi anche chi si professa cristiano in Togo, continua a seguire in sincretismo la religione tradizionale e compiacere le potenti divinità vudù.
Intorno alla veneratissima Cattedrale cattolica di Togoville, costruita nel 1910, dove si pretende sia apparsa la Madonna nel 1973, si sviluppa l’abitato disseminato di divinità e feticci protettori. Qui opera una delle sacerdotessa vudù più potenti del paese, al cui cospetto migliaia di fedeli arrivano ogni anno, rigorosamente a piedi nudi e vestiti solo di un pareo, per domandare la sua benedizione in cambio di un sacrificio alle divinità.
Ogni anno nella cittadina di Aneho viene celebrato in dicembre il Festival delle Divinità Nere, una kermesse sulla cultura e le tradizioni del vudù, con spettacoli, concerti e esposizioni, ma anche con un “dietro le quinte” fatto di sacrifici propiziatori, cerimonie e riti, durante i quali viene ancora oggi richiesta l’intercessione del sacerdote adepto, tramite la trance e la possessione.
Se il vudù è anche cura e guarigione spirituale, se il prete e le sacerdotesse sono i medici dell’anima, i mercati sono delle vere e proprie farmacie.
Uno dei mercati più tradizionali e movimentati del Togo è quello che si svolge ogni venerdì a Vogan.Raggiungibile da Togoville o da Aného in una quarantina di minuti, rappresenta un’esperienza che metterà in contatto con una delle realtà più vere del paese.Se i prodotti cinesi hanno ormai raggiunto le bancarelle di tutti i mercati africani occidentali, qui se ne troveranno pochi o niente.Dai pesci essiccati, alle spezie, dalle stoffe alle stoviglie, dai cereali al reparto animali, tutto è autentico, africano e a km 0. Ma il reparto più interessante è senza dubbio quello dei feticci. Pelli, ossa e teschi animali, testuggini, piume, polverine e intrugli vari, serpenti imbalsamati, amuleti e portafortuna, campane di ferro “scaccia spiriti”, foglie e piante essiccate, rappresentano una vera e propria farmacia tradizionale.
Se quello di Vaugan è un mercato generale per tutti i tipi di mercanzie e si tiene a cadenza settimanale, il Mercato dei Feticci di Lomé è un vero e proprio luogo specializzato nella vendita di oggetti e materie prime utilizzate nella ritualità vudù. In alcuni caseggiati vi sono delle vere e proprie sale di consultazione, ove i feticheur prescriveranno gli ingredienti necessari a risolvere il problema che affligge il loro paziente. Esposti sui banchi all’esterno come una farmacia qualsiasi, i prodotti da acquistare e che il feticheur trasformerà in medicine, proprio come per qualsiasi prodotto galenico.