SITI UNESCO
Al 2023 i siti iscritti nella Lista dei Patrimoni dell’Umanità sono nove, mentre quindici sono le candidature per nuove iscrizioni.
Ecco i siti UNESCO:
- Medina di Tunisi (1979): è la parte più antica di Tunisi. Fondata nel 698 d.C. si espande sempre di più nel corso del Medioevo. Tunisi era infatti considerata una delle città più grandi e ricche del mondo islamico. Circa 700 sono i suoi monumenti tra moschee, scuole coraniche, mausolei, fontane.
- Sito archeologico di Cartagine (1979): sito che vanta una storia antichissima e racconta di ciò che fu il Mediterraneo (descrizione più accurata nella parte di Storia della Tunisia)
- Anfiteatro romano di El Jem (1979): quello che fu il più grande “Colosseo” del Nord Africa, simbolo della Roma Imperiale. Un enorme anfiteatro in grado di contenere fino a 35mila spettatori.
- Parco Nazionale di Ichkeul (1980): il lago e la zona umida che lo attornia sono un importante punto di sosta per numerosi uccelli migratori.
- Città punica di Kerkouane e la sua necropoli (1985): resti di una città fenicio-punica che conserva il suo impianto originario visto che non fu ricostruita dai romani.
- Medina di Sousse (1988): fu un’importante porto commerciale e militare durante il periodo Aghlabide, ossia la prima dinastia musulmana autonoma all’interno del califfato abbaside (800-909) e tipico esempio di città risalente ai primi secoli dell’Islam. E’ dotata di una cinta muraria, di un ribat (sia un forte, sia un edificio religioso), di una casba e di alcune moschee, in particolare, la Grande Moschea.
- Al-Qayrawan o Kairouan (1988): fondata nel 670 d.C, fiorì sotto la dinastia Alghlaide nel IX secolo. Città santa, il minareto della su Grande Moschea è il punto di riferimento dell’Islam maghrebino. E’ dunque un luogo simbolico caratterizzato dal ricco patrimonio architettonico.
- Dougga (1997): vestigia dell’antica città di Thugga considerate tra le più importanti di tutta l’Africa romana. Buono lo stato di conservazione di molti edifici situati in una posizione panoramica tra olivi secolari.
- Gerba (2023): una serie di siti che testimoniano un particolare modello insediativo visibile in diverse località dell’isola (Ajim, Houmt Souk, Midoun) e che costituiscono la testimonianza di una modalità abitativa che si sviluppò nell’isola di Gerba intono al IX secolo d.C.
I siti UNESCO proposti sono quelli che compaiono di seguito. E’ importante conoscerli per avere un’idea della straordinaria quantità di luoghi degli di nota e che, per motivi diversi, caratterizzano un Paese di piccole dimensioni, ma incredibilmente ricco di tesori artistici e naturali:
- il Parco nazionale di El Feija che ospita una foresta di querce considerata la più bella del Nord Africa;
- Parco nazionale di Bouhedma, resto di un’antica savana pre-sahariana simile a quella del Sahel africano;
- Chott el Jeered, è una vasta depressione salata situata tra la catena montuosa del Cherb a nord e il deserto a sud;
- Oasi di Gabes, è un’oasi costiera del Mediterraneo che rappresenta un unicum al mondo;
- Mausolei reali di Numidia, della Mauretania e monumenti funerari pre-islamici: la civiltà numidica (popolazione indigena dell’antico Maghreb) ha lasciato numerose testimonianze archeologiche e, in particolare, monumenti funerari di tipo megalitico.
- Complesso idraulico romano di Zaghouan-Cartagine, il più grande complesso nel suo genere mai costruito;
- Antiche cave di marmo numidico, materiale ampiamente utilizzato nell’antichità e anche durante il Rinascimento;
- Frontiere dell’Impero romano, Limes tunisino;
- Medina di Sfax, importante esempio di concezione urbanistica araba;
- Permiano marino del Jebel Tebaga, testimonianza di quello che fu il Grande Mare di Fetide. Patrimonio geologico mondiale;
- Stratotipo del confine Cretaceo-Terziario situato sulla sponda dell’Oued Mallegue
- Altopiano di Jugurta a Kalaat Senan, domina le pianure che costituivano il centro storico della Numidia.
- Abitati trogloditi e mondo degli ksour nel sud della Tunisia, una testimonianza degli stili di vita delle comunità indigene nel sud della Tunisia;
- Rammadiya d’El Magtaa (El Mehta), sito di riferimento per la comprensione della preistoria tunisina;
- Sito archeologico di Sbeitla, parco archeologico conserva i resti di importanti monumenti
ARTE RUPESTRE, I PRIMI SEGNI DELL’UOMO
- L’importanza dell’area tunisina in epoca preistorica è legata sopratutto alla civiltà capsiana (VII-V millennio a.C.) così chiamata da Capsa, oggi Gafsa, situata nella Tunisia centrale. Da qui e dalla regione degli chott (laghi salati) nonché dai più tardi ripari di Jaatcha e Redeyef (datata al radiocarbonio al 3000 a.C.) proviene una grande quantità di strumenti microlitici (piccolo utensile preistorico in pietra tagliata), coltelli di selce accuratamente lavorate, punte di freccia e gusci di uova di struzzo con incisioni geometriche.
ARCHITETTURA E ARTE ANTICA FINO ALL’EPOCA CONTEMPORANEA
- Attraverso la stratificazione e i differenti stili architettonici, è possibile ripercorrere la complessa e antichissima storia della Tunisia in grado di offrire un articolato panorama delle diverse culture e civiltà che si sono susseguite e intrecciate nel corso dei millenni e dei secoli.
- Le informazioni più preziose circa la struttura urbana delle città puniche provengono da Kerkouane (capo Bon), sito già fiorente nel VI sec. a.C. e mai rioccupato dopo l’abbandono nel 253 a.C. Il centro urbano risultava attorniato da una cinta murarie a doppio paramento ed estremamente spessa (almeno 3 metri) e provvisto di un porto con moli e banchine. Già dal V-IV secolo a.C. l’impianto viario era costituito da strade rettilinee e parallele che, intersecandosi perpendicolarmente, formavano isolati regolari. Le abitazioni erano realizzate con mattoni crudi su un basamento di pietrarame. Con il tempo divennero via via più complesse.
- Dalle numerosissime città romane dell’interno e della costa e, soprattutto, da Cartagine, proviene una grande quantità di opere scultoree appartenenti a edifici di culto, teatri e terme. Non mancano raffinate opere di ascendenza ellenistica e neppure testimonianze della scultura indigena, quali terrecotte e vilivi con divinità libiche caratterizzate da una rude solennità. La quasi totalità dei reperti è oggi conservata presso il Museo del Bardo a Tunisi.
- Tra i siti archeologici più belli, menzionati con specifico riguardo dal Touring Italiano, svetta Dougga perché in ottimo stato di conservazione. Dougga conserva un articolato foro, visivamente collegato al Capitolium (tempio dedicato alla triade capitolina Giova, Giunone e Minerva) alla piccola esedra antistante e alla piazza del mercato, la cui pavimentazione reca incisa una rosa dei venti. Molto interessante anche l’inconsueto foro quadrato di Sufetula (Sbeitla) e, ovviamente, tutti i siti patrimonio UNESCO.
- Il trionfo della civiltà islamica in Tunisia è un inno all’architettura, a cominciare dalla Grande Moschea di Kairouan, costruita nel 670 d.C. (la più antica di tutta l’Africa), con il suo cortile in marmo, le sue colonne tipiche dell’architettura aghlabita. Ma è anche la medina di Kairouan, con le sue mura bianche intervallate da porte blu, il Bir Barouta, pozzo dove l’acqua è ritenuta miracolosa perché legata alla sorgente del pozzo di Zem Zem alla mecca. Per proseguire poi con il fascino delle medine di Tunisi, Mahdia, Sfax, Monastir o Sousse che vantano un tessuto edilizio antico e in buona parte intatto di grande pregio architettonico e artistico.
- L’architettura tunisina nella capitale del Paese è interessante anche per quanto concerne il contemporaneo. Dall’orientalismo all’art decò (1881-1942) è un racconto che passa attraverso i decenni e riguarda l’architettura “d’importazione” che, se per un verso riflette l’evoluzione dei linguaggi europei (eclettismo, Art Nouveau, Art Déco, Movimento Moderno), dall’altro è in grado di elaborare originali declinazioni locali. Rilevante anche il contributo di una nutrita schiera di architetti italiani che rispecchia la variegata composizione della società coloniale dell’epoca Episodica, ma significativa, la presenza di opere e progetti di grandi maestri europei, da Le Corbusier a Ridolfi.
ARTE TRADIZIONALE
- L’arte tradizionale in Tunisia è molto ricca e variegata.
- Quella del tappeto è comune a tutta la tradizione berbera, presente quindi anche in Tunisia. Esiste comunque, a prescindere da quella berbera, un’ampia gamma di tappeti di varietà diverse a seconda della zona di produzione (a pelo lungo quelli berberi e di Kairouan, a pelo raso o tessuto i macramé, i kilim e i mergoum). Nelle case dei villaggi del sud il mestiere di tessitore occupa un posto di rilievo. I tappeti ricoprono il suolo e le coperte ricoprono non solo i letti, ma vengono utilizzate anche come decorazione dei muri. I colori utilizzati sono caldi ed estratti da pigmenti naturali. I più semplici sono rigati. Esistono poi numerose fantasie geometriche che seguono un antico repertorio simbolico.
- Nabeul, città costiera nord orientale è conosciuta per i suoi cesti e stuoie (“hssira”), tappeti in paglia di giunco, che ritroviamo nelle case, nei caffè, nelle moschee.
- L’arte tradizionale si esprime anche nella realizzazione di numerosi oggetti in legno d’olivo, provenienti dalle regioni settentrionali, attraverso vasi in vetro e oggetti in ceramica, tessuti e abiti ricamati a mano.
- In particolare, la ceramica di Sejnane, una città della Tunisia settentrionale situata a cento chilometri a nord-ovest di Tunisi, costituisce una testimonianza vivente dell’abilità delle donne tunisine tramandata nel corso delle generazioni. La sapienza nel creare queste caratteristiche ceramiche è entrata così a far parte della lista dei beni culturali immateriali dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura (Unesco).
- Nelle zone montuose dell’ovest del Paese la ceramica viene fabbricata a mano, senza l’uso del tornio.
- A Madhia, una delle città più pittoresche della Tunisia, situata tra Sousse e Sfax, vengono realizzati foulard in seta a motivi geometrici.
- A Tunisi l’arte tradizionale è percepibile ovunque nella Medina, al di là dei negozi sparsi lungo le sue stradine (talvolta si tratta però anche di oggetti di poco valore, importanti dalla Cina). A cominciare dalle sue splendide porte che si differenziano anche per i colori, ognuno dei quali ha un significato. Dominanti sono il verde e il giallo ocra. Per il Corano il giallo costituisce un colore molto amato da Allah; mentre il verde rappresenta il colore del Paradiso. Il blu è stato introdotto successivamente ed è diventato, nel corso del tempo, il “blu di Sidi Bou Said”, il villaggio a nord di Tunisi, che ha ispirato numerosi artisti. Ora è uno dei colori dominanti in molte medie tunisine ed è utilizzato per porte e finestre e i muri delle case. Le decorazioni sopra le porte sono effettuate tramite chiodi grandi e piccoli grazie ai quali vengono realizzati disegni stilizzati e simbolici. Questi decori, chiamati hilia (gioiello), hanno lo scopo di proteggere la dimora privata.
ARTE CONTEMPORANEA
Per quanto riguarda l’arte contemporanea sicuramente di rilievo è la street art che ha letteralmente invaso le periferie, il centro e la medina di Tunisi, diventando insieme mezzo di espressione e centro di attrazione. Spesso le opere sono nate dal confronto con artisti egiziani. La street art ha visto uno sviluppo e una ricerca incredibili negli ultimi anni in Egitto.
Ma non solo. In Tunisia esiste un vero e proprio “museo a cielo aperto” presso un villaggio dell’isola di Djerba che si chiama Djerbahood (“Hood” è un termine inglese utilizzato per indicare il quartiere) . E’ un villaggio, che, fino all’estate del 2014, era del tutto anonimo e ora è coloratissimo ed estremamente interessante. Il fondatore del progetto è Mehdi Ben Cheikh, un gallerista franco-tunisino d’arte urbana e contemporanea, direttore della Galerie Itinerrance di Parigi.
Ben Cheickh ha scelto Djerba perché costituisce un rarissimo esempio di convivenza pacifica e collaborativa tra la comunità ebraica e quella musulmana.
Il villaggio è caratterizzato dalla presenza di murales, dipinti da artisti locali e internazionali e opere d’arte esposte all’aperto di vario genere: da giare in ceramica a maioliche, da tappeti a opere di stress art dipinte sui muri delle case.
Comunque, più in generale, dalla Rivoluzione del 2011, la scena artistica tunisina è cresciuta. Sotto la dittatura di Ben Ali, l’arte e la cultura creativa venivano regolarmente soppresse e gli artisti erano costretti a emigrare per trovare mercato e un ambiente loro favorevole.
Tra gli artisti contemporanei:
Mohamed Ben Soltane, artista e curatore che lavora come direttore artistico del B’chira Art Center, una delle principali gallerie e piattaforme per artisti contemporanei. Si tratta di un artista visuale le cui opere, anche in forma di fumetto, trattano temi politici.
Ismail Bahri, di padre tunisino e madre svizzera, lavora tra Parigi, Lione e Tunisi. Ha studiato a Tunisi e alla Sorbona e poi ha esposto al Centre Pompidou, alla Johannesburg Art Gallery e al British Film Institute. Lavora con tecniche miste, fondendo disegno, installazioni, video e fotografia per esplorare il tema della fragilità all’interno dell’arte e la capacità dell’artista di catturare l’effimero.
Mouna Karray ha studiato a Tunisi e a Tokyo. Le sue opere sono video, istallazioni sonore e fotografie. I temi da lui indagati: la memoria e l’identità culturale. Ha esposto in numerose gallerie a Tunisi, Parigi, Francoforte e in tutta l’Africa occidentale.
Hela Ammar è insieme un artista e uno dei più grandi intellettuali tunisini. Vive a Sidi Bou Saïd e lavora con la fotografia, le installazioni sonore e recentemente con il ricamo. Affronta spesso il tema delle convenzioni religiose.
Nicea Kossentini, lavora a Tunisi e Parigi e le sue opere sono di tipo fotografico, pittorico e utilizza anche installazioni video. Esplora la memoria e l’identità, utilizzando le immagini del suo album di famiglia. Studia i legami invisibili tra generazioni. Le sue opere sono state esposte a Londra, Bahrain e Mosca.
CINEMA
- Numerosi sono i registi tunisini di talento che si sono formati soprattutto all’Idhec di Parigi, ma anche presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma o sotto la guida di registi come Risi e Rossellini.
- Spunti di riflessione sui rapporti tra culture diverse e sull’impatto della colonizzazione francese e la perdita delle caratteristiche della società tradizionale sono state tematiche spesso sviluppate dalla cinematografia tunisina.
- In tempi più recenti, ossia dagli anni Novanta in poi, è nata una generazione di cineasti che ha affrontato delicate tematiche sociali come il ruolo della donna, l’omosessualità, l’intolleranza politica e le relazioni tra fedi diverse.
- Famosa è stata Moufida Tlatli (1947-2021) che fece il suo esordio come regista nel 1994 con Samt al-qusur o Les Silences du palais, argomento, la condizione femminile in Tunisia. Il film è stato definito dal New York Times “il primo successo internazionale per una regista donna del mondo arabo”. La pellicola ricevette numerosi prestigiosi premi internazionali.
- Tra i registi tunisini un posto d’onore spetta anche ad Abdel Kechiche (1960). Tra i suoi numerosi film, da segnalare “La vita di Adele” (tradotto anche in italiano e che ha avuto molto successo nelle sale d’essai italiane) che si è aggiudicato la Palma d’Oro a Cannes nel 2013. Il tema è l’omosessualità femminile.
LETTERATURA
- In ambito letterario, accanto alla produzione in lingua francese, si affianca una ricca tradizione in arabo che ha, nell’epoca contemporanea, spesso come temi e obiettivi quelli politici e civili.
- La letteratura araba risale al VII secolo, quella francese è successiva e legate al protettorato francese nel 1881.
- All’inizio del nostro secolo, la Tunisia ha conosciuto un gran fermento culturale. Numerosi i poeti, romanzieri, professori, giuristi, intellettuali che hanno posto l’accento sulla propria identità culturale in reazione alla forte pressione esercitata da modelli arabi e francese.
- Per quatto concerne la poesia, il maggior poeta del Paese durante il Novecento è stato Abu l-Qasim al-Shabbi (1909-1934). Si distinse non solo per la sua qualità poetica ma anche per le sue critiche severe nei confronti del proprio Paese troppo accomodante nei confronti di tirannie politiche e culturali.
- Tra poeti e scrittori che eccellono in francese e arabo: Kacem Abdelaziz (1932), Bekri Tahar, Bouraoui Hedi (1932), El Houssi Magid (1934), Saîd Amina (1953), Garmadi Salah (1933-1982), Ghaciem Moncef ed El Gulli Sophie (1931).
- Nel corso del XXI secolo si afferma Amine Al Ghozzi che, nel 2021, vinse il Premio letterario dell’Unione europea con il romanzo Zindali, The Night of 14 January 2011.
- Lab 619 è un collettivo indipendente tunisino che si occupa di fumetto sperimentale e dal 2013 pubblica una rivista a fumetti per adulti.
MUSICA
In Tunisia la musica riveste grande importanza perché accompagna i momenti salienti della vita pubblica e privata: matrimoni, battesimi, compleanni e feste popolari e le canzoni vengono spesso tramandate di generazione in generazione. Gli strumenti musicali tipici della Tunisia che distinguono il Paese dal resto del Maghreb sono: il tabl, un tamburo a forma di botte, e lo zukrah, una sorta di oboe.
– “Malouf” (che significa “normale”, “tradizionale”),ossia la musica araba dei musulmani andalusi perseguitati in Spagna, è stato importata in Africa settentrionale, e in Tunisia in particolare, alla fine del XV secolo.
E’ diventata nel corso del tempo l’emblema dell’ identità nazionale tunisina.
Le piccole orchestre che eseguono questo tipo di musica sono composte dai violini arabi (rabab) da liuti (sitar) e tamburi. Questa musica risente anche dell’influenza berbera, soprattutto per quanto riguarda i ritmi.
- Per quanto riguarda la danza invece, è il riflesso dei movimenti migratori, che hanno attraversato il paese nel corso dei secoli: Fenici, Romani, Andalusi e Ottomani.Centrale è il ventre femminile, simbolo sacro di fecondità.
- I musicisti del ventesimo secolo provenienti dalla Tunisia sono parecchi e tra i numerosi i principali sono:
- Anouar Brahem, suonatore di oud (liuto medio orientale), Raoul Journo (compositore e interprete morto nel 2021), Jasser Haj Youssef (compositore e violinista), El Azifet (orchestra femminile), Nabil Khemir (chitarrista che suona anche il liuto) .Nel 1982, il compositore rock e cantante F.R. David vinse le classifiche mondiali con la sua canzone “Words”.
- Frequenti ancora oggi i concerti di mezoued, una specie di cornamusa composta da due corni di mucca collegati a pezzi di canna di fiume e a una borsa di pelle di capra, che si svolgono tradizionalmente nei quartieri poveri ed emarginati, in particolare in occasione di matrimoni. I testi delle canzoni possono essere graffianti. Il rinnovato interesse per il mezoud (vietato dalle autorità tunisine fino agli anni Novanta) riflette la voglia di ritorno alle radici dei giovani tunisini.
Testo a cura di Paola Scaccabarozzi