Foto © I. Fornasiero
L’austera regione del sud-est tunisino, con la sua vasta pianura pietrosa che si apre su scenografici paesaggi di montagne, altipiani desertici, dirupi e creste rocciose, è quella in cui, più che altrove, è evidente l’adattamento dell’uomo alle complesse condizioni ambientali. Ed e qui che si trovano siti tra i più sorprendenti di tutta la Tunisia.
Matmata è una località con un fascino surreale. A prima vista, un pianoro di terra spoglia punteggiato di tanto in tanto da qualche palma. Ma osservando più attentamente si individuano svariati crateri scavati nella roccia tenera. Si tratta delle cosiddette case troglodite, abitazioni sotterranee concepite secondo lo schema classico delle case tunisine, con un grande cortile centrale su cui si affacciano gli ingressi delle varie stanze, disposte su due livelli. La particolarità sta nel fatto che la zona abitativa è interamente scavata nella roccia, attorno ad un cortile profondo fino a 10 metri, con un diametro di circa 7 metri a cui si accede dall’alto, tramite una scala.
Questa particolare scelta costruttiva sembra avesse finalità difensiva, per proteggere dalle scorrerie nemiche, ma molto più probabilmente è dovuta alla necessità di proteggersi dal clima torrido di queste zone. Infatti la temperatura delle stanze, ampie e confortevoli, si mantiene tutto l’anno intorno ai 17 gradi. Lì hanno luogo le attività familiari e si mantengono vive le tradizioni berbere, come quella della tessitura, che occupa un posto di rilievo, con tappeti variopinti annodati a mano, utilizzati per coprire ed isolare il suolo e le pareti delle stanze.
Oltre che per le abitazioni troglodite, l’estremo sud della Tunisia è noto per le sorprendenti architetture degli Ksur, granai collettivi fortificati detti anche “castelli nel deserto”, per la caratteristica struttura, unica nel suo genere. Un tempo punti di collegamento per le popolazioni semi-nomadi del deserto, gli Ksur servivano a conservare i raccolti in celle di stoccaggio sovrapposte (le Ghorfas), al riparo da saccheggi dei nemici.
Uno degli Ksar (singolare di Ksur) più spettacolari della regione si trova a Chenini, paese diroccato ma in parte ancora abitato, eretto in cima ad un ripido rilievo su cui troneggia una candida moschea che contrasta con l’uniformità giallo ocra delle costruzioni e del paesaggio circostante.
Le origini del villaggio risalgono al XII secolo, quando i berberi si rifugiarono in queste terre per sottrarsi all’invasione degli uomini del Califfo Fatmide al-Mustansir. A quell’epoca risale anche la costruzione della Moschea dei Sette Dormienti, che prende il nome da una curiosa leggenda secondo la quale lì, in tombe lunghe più di 5 metri, sarebbero sepolti sette santi dalle dimensioni di giganti.
In procinto di essere inclusa tra i siti Patrimonio Unesco, Chenini è tappa obbligata per chi visita questa regione ed è una delle mete sacre per l’Islam, poiché la forma della collina su cui è stata edificata ricorda quella di un dromedario accovacciato con la testa rivolta verso la Mecca.
Lungo la via per Remada, verso il confine con la Libia, si trova Ksar Ouled Soltane, bellissimo esempio di Ksar fortificato, formato da Ghorfas sovrapposte fino a tre-quattro piani, collegate tra loro da semplici scalette in argilla, in un gioco cromatico dai toni caldi che colpisce per la sua armoniosità.
Le Ghorfas, che in tempi antichi conservavano olio d’oliva, orzo e frumento e fungevano da vere e proprie banche per la popolazione locale, si affacciano tutte su un grande spiazzo centrale, mentre la parte posteriore dà forma alla cinta muraria, a protezione del granaio stesso.
Questa struttura si ripete, simile ma sempre diversa, anche in altre aree della regione, con una molteplicità di Ksour che possono essere visitati in un’escursione alla scoperta delle tradizioni e della cultura berbera, tra Douiret, Medenine, Ksar Ezzaha e Ksar Haddada, che in passato ha ispirato il regista George Lucas per la saga di Guerre Stellari.