Foto © I. Fornasiero
Nel cuore della regione del Jerid, nel sud-ovest tunisino e a breve distanza dall’Algeria, tra laghi salati e spettacolari paesaggi dai profili increspati, tra il giallo della terra brulla e il verde delle palme da dattero, la luce cocente del Sahara svela alcune tra le sue più belle perle.
La città di Tozeur sorge in un’immensa oasi il cui palmeto è considerato uno dei più estesi al mondo. Una visita a piedi o in carrozza consentirà di addentrarsi in questo microcosmo e lasciarsi incantare dall’abbondanza di frutti e fiori che crescono all’ombra delle palme, tra giochi di luce e il mormorio dell’acqua sorgiva, che una rete di canali distribuisce in tutta l’oasi. Già nel XII secolo, infatti, l’uomo è intervenuto mettendo a punto un funzionale sistema di irrigazione, che ha consentito al palmeto di sopravvivere nei secoli, espandersi e garantire una costante produzione di datteri…i migliori di tutta la Tunisia!
La città vecchia di Tozeur, con i suoi passaggi coperti e i vicoli color sabbia su cui si affacciano abitazioni dalle pareti decorate in rilevo, è unica nel suo genere. L’albero re della regione, la palma, fornisce il legno delle travi e dei pavimenti delle case, mentre mattoni di argilla disposti artisticamente, alcuni sporgenti ed altri rientranti, creano stupefacenti motivi geometrici sulle facciate. Motivi tipicamente berberi, che si ritrovano anche nei tappeti prodotti in questa zona, molto complessi e ricchi di colore.
Attorno alla città vecchia, negli ultimi anni, grazie anche ad un accresciuto interesse turistico, sono sorte strutture ricettive, parchi a tema e musei di notevole interesse. Come il Musee Dar Cheraït, allestito in un elegante palazzo al cui interno si trovano oggetti tipici, manufatti e ricostruzioni a grandezza reale di scene di vita quotidiana del mondo berbero. O l’Eden Palm, una struttura a cavallo tra museo didattico e centro di valorizzazione di prodotti gastronomici a base di datteri, che consente ai visitatori un’immersione completa nell’ecosistema dell’oasi di Tozeur.
Lasciata Tozeur, in un territorio arido e montuoso dominato dal colore ocra delle rocce prive di vegetazione, è possibile addentrarsi in un impressionante canyon a bordo di un piccolo treno d’epoca, il Lezard Rouge, oppure avventurarsi in auto verso le Oasi di Montagna diChebika, Mides, Tamerza e Nefta, veri gioielli della regione.
La prima oasi in cui ci si imbatte, in un’inaspettata esplosione di palme, ulivi, piante di henné e alberi da frutta, è quella di Chebika, ai margini dello Ouadi Khanga, il corso d’acqua che alimenta questa porzione di verde strappata alle rocce. Era un antico insediamento romano, che una disastrosa alluvione ha completamente spopolato. Oggi si possono visitare le antiche abitazioni di pietra e argilla e percorrere i sentieri che conducono all’attrazione principale della zona: una spettacolare sorgente che sgorga dalle rocce come una cascata, giungendo fino all’oasi che tutt’ora è alimentata da queste acque, grazie ad un sapiente sistema di irrigazione.
Da Chebika, lungo una strada montagnosa a ridosso del confine con l’Algeria, si raggiunge l’oasi di Tamerza, con il suo villaggio di case in argilla che pare rannicchiato al cospetto della maestosa cascata che sgorga nel bel mezzo di una valle alluvionale scavata nella roccia, in cui è possibile sostare per un momento di piacevole ristoro.
Procedendo verso Ovest, a pochi chilometri dal confine, si raggiunge Mides che, data la posizione sopraelevata, offre una spettacolare vista panoramica sulle profonde gole sottostanti. L’antico villaggio non è più abitato a causa di un violento terremoto che ha interessato la regione, ma qui ciò che rende unica la visita è il paesaggio: un vero e proprio museo geologico a cielo aperto, con stratificazioni successive di sedimenti, fossili e minerali tra cui le caratteristiche rose del deserto, aggregazioni naturali di carbonato di calcio e sabbia cristallizzate in forme bizzarre.
Infine, prima di raggiungere la grande oasi di Nefta, culla del sufismo e considerata centro spirituale della regione grazie alle sue 24 moschee, vale la pena una deviazione nel deserto, di cui qui siamo alle porte. E in pochi chilometri ci si ritroverà ad Ong Jemal, proiettati in un paesaggio lunare in cui, tra dune e distese di sabbia a perdita d’occhio, è ancora possibile visitare il set utilizzato durante le riprese della saga di Guerre Stellari.