La catena montuosa del Ruwenzori al confine tra l’Uganda e la Repubblica Democratica del Congo, accoglie la terza cima più alta dell’Africa, sul Monte Stanley, con i suoi 5.109 metri di altitudine. Un’Africa al di là delle nuvole, fatta di ghiacciai perenni ed ecosistemi straordinari. Un gigante al quale siamo, noi italiani, particolarmente legati, dal momento che fu un nostro esploratore a conquistarne per primo la vetta nel 1906, Luigi di Savoia duca degli Abruzzi, e a battezzarla Cima Margherita, in onore della allora regina italiana.
Conosciute come le “Montagne della Luna”, fin dall’epoca tolemaica si pensava custodissero le mitiche sorgenti del Nilo Bianco. Tale ipotesi non fu del tutto sbagliata, dal momento che è da queste alture che proviene uno dei maggiori apporti di acqua che alimentano il Nilo.
La catena montuosa fa parte dello spettacolare Parco Nazionale del Ruwenzori in territorio ugandese e del Parco Nazionale del Virunga sul territorio congolese, aree dichiarate oggi Patrimonio UNESCO per i loro incredibili ecosistemi, la varietà ambientale che cambia costantemente a seconda dell’altitudine e del tasso di umidità, estremamente elevato, che ha permesso a un’esuberante natura endemica intermedia, di svilupparsi in esemplari unici al mondo e di dimensioni impressionanti, come le straordinarie lobelie giganti.
A differenza degli altri due giganti africani, il Monte Kenya e il Kilimanjaro, la sua formazione non è di origine vulcanica.
Costantemente avvolto in una fitta nebbia e ricoperto sulle sue sommità da ghiacciai perenni, la scalata al Ruwenzori si compie in circa 7 giorni, con la possibilità per i più esperti ed allenati di raggiungerne la vetta. Un percorso avvincente e impegnativo, ma che non si concentra o esaurisce solo sulla performance sportiva e fisica, offrendo anche la possibilità di una moltitudine di percorsi alla scoperta di paesaggi e ambienti naturali ricchissimi e vari, sulle altitudini mediane.
L’entrata del parco si trova a circa 20 km dalla cittadina di Kasese, sui 1.615 metri d’altitudine, e ha esordio lasciandosi alle spalle le valli coltivate a tè e le case tradizionali di argilla dei Bakonzo, per inoltrarsi in una fitta foresta umida, attraversata da fiumi e ricoperta di felci, dove è possibile incontrare i colobi e le scimmie blu, o il turaco del Ruwenzori.
Dal campo base di Nyabitaba a 2.650 metri si improntano i sentieri che attraversano il fiume Bujuku su un ponte sospeso, superano alcuni tratti rocciosi scivolosi, tra i più impegnativi del percorso centrale e penetrano nella foresta di bambù risalendo fino alla brughiera, caratterizzata dalle impressionanti lobelie giganti, fino al rifugio di John Matte a 3.500 metri.
Solo i più allenati e preparati si spingono oltre, attraverso i terreni paludosi del Bigo Bog e gli ambienti molto umidi e freddi, fino ai 3.962 metri del rifugio Bujuku. Proseguendo attraverso alternanti dislivelli, si arriva al passo Scott Elliott a 4.372 metri, e di lì al rifugio Elena per tentare l’ultima scalata fino alla Vetta Margherita, da farsi con ramponi, piccozze e cordate, quindi solo per gli esperti e previa autorizzazione. Un’esperienza decisamente avventurosa e non alla portata di tutti, ma coloro che riescono a conquistarne la vetta vivranno delle emozioni indescrivibili, su uno dei tetti del Continente Africano.
Decisamente meno impegnativo, ma altrettanto avvincente, è il trekking che porta alla scoperta del Monte Elgon, con la sua ottava vetta più alta d’Africa, il Picco Wagagai che sale a 4.321 metri. Antico vulcano ormai spento, il monte è famoso per la sua incredibile caldera che si estende su circa 40 km², accogliendo panorami mozzafiato tra gole erose dagli agenti atmosferici, grotte, sorgenti d’acqua calda, paludi e cascate.
I suoi fianchi scoscesi alimentano numerosi corsi d’acqua che scendono ad irrigare le valli circostanti, offrendo un terreno fertile da coltivare al popolo dei Bagisu, che pertanto credono alla sacralità della montagna, individuando in essa l’incarnazione del loro antenato fondatore Masaba. E’ questa leggenda e la sua aura di misticismo che accompagna gli escursionisti tra gli scenari naturalistici di straordinaria bellezza, che variano a seconda dell’altitudine, dalle foreste tipicamente tropicali, ai labirinti di bambù, fino ai paesaggi afro-alpini delle sommità. Parco Nazionale, il Monte Elgon ospita sul suo territorio numerose specie faunistiche e avifaunistiche, tra cui gli elefanti della foreste, colobi e babbuini, e qualche schivo leopardo, il cui avvistamento contribuirà alla straordinarietà dell’esperienza.