Highlights economici
- Dimensioni del mercato: lo Zimbabwe ha una popolazione di 15.178.957, secondo il censimento del 2022.
- Settore minerario: è oggi uno dei più importanti per l’economia dello Zimbabwe, con risorse di platino, oro, diamanti e carbone. Vi sono anche amianto, argento, cobalto, rame fosfati e anche giacimenti di smeraldi (nel sud). Le miniere rappresentano una fonte significativa di esportazioni e di entrate per il governo, ma il settore è spesso colpito da corruzione, investimenti limitati e infrastrutture inadeguate.
- Boom del settore siderurgico: lo Zimbabwe ha registrato un aumento del 50% del consumo di prodotti fabbricati localmente nel settore delle fonderie nazionali, sostenuto dal miglioramento dell’attività nel settore minerario. Secondo lo Zimbabwe Institute of Foundries (Zif), l’aumento dell’utilizzo di prodotti locali è attribuito anche al settore edile, che ora preferisce i prodotti nazionali per la loro durevolezza rispetto alle importazioni a basso costo.
- Turismo: potrebbe costituire una risorsa ancora più importante per l’economia del Paese, data la presenza di attrazioni naturali famose in tutto il mondo. Tuttavia, la crescita del settore turistico, che ha visto nel 2021 (ultimi dati disponibili, Istituto Geografico De Agostini) 380mila visitatori, è stata ostacolata dalla situazione politica, dalle infrastrutture deboli e dalla percezione di insicurezza, anche se ci sono, fortunatamente, segnali di ripresa.
Quadro macroeconomico
- L’agricoltura è stata storicamente uno dei pilastri principali dell’economia dello Zimbabwe. Nel passato, lo Zimbabwe era considerato il “granaio dell’Africa” per la sua produttività agricola, soprattutto per quanto riguarda tabacco, mais, cotone e altre colture. Tuttavia, la riforma agraria avviata all’inizio degli anni 2000, che espropriò terre ai proprietari terrieri bianchi per ridistribuirle alla popolazione nera, ha causato una drastica riduzione della produzione agricola, portando a frequenti crisi alimentari. Le colture più importanti per l’autoconsumo sono comunque: mais, manioca, ortaggi e banane. Per quanto riguarda l’esportazione sono rimasti: tabacco, canna da zucchero, cotone, the e arance.
- Una delle caratteristiche più drammatiche dell’economia dello Zimbabwe è stata l’iperinflazione degli anni 2000. L’inflazione raggiunse livelli estremi, al punto che nel 2008 la banca centrale dello Zimbabwe emise una banconota da 100 trilioni di dollari zimbabwiani. Questa crisi inflazionistica fu causata da un insieme di fattori, tra cui una spesa pubblica eccessiva, la stampa incontrollata di moneta e il crollo della produzione agricola e industriale.
- Per fermare l’iperinflazione, nel 2009 lo Zimbabwe abbandonò la propria valuta e adottò ufficialmente il dollaro statunitense, insieme ad altre valute straniere come il rand sudafricano. Questo stabilizzò temporaneamente l’economia, ma creò una dipendenza esterna dalle rimesse e dai flussi di capitale straniero.
- La disoccupazione nello Zimbabwe è altissima, con alcune stime che la pongono oltre il 90%, anche se il lavoro informale è estremamente diffuso. Molte persone vivono al di sotto della soglia di povertà, e l’accesso a servizi di base come assistenza sanitaria ed educazione è limitato.
- Dopo la fine del lungo regime di Robert Mugabe nel 2017, Emmerson Mnangagwa è diventato presidente, promettendo riforme economiche. Tuttavia, la situazione economica rimane precaria, con scarsità di valuta estera, disoccupazione elevata, e una persistente sfiducia da parte degli investitori stranieri. L’inflazione è tornata a livelli allarmanti negli ultimi anni, e il governo ha reintrodotto una nuova valuta, il dollaro dello Zimbabwe, nel 2019, cercando di ridurre la dipendenza dalle valute straniere.
Fonti: www.infomercatiesteri.it; Calendario Atlante De Agostini, 2024 (Istituto Geografico De Agostini).
Testo a cura di Paola Scaccabarozzi