Il Mali e il Burkina Faso, due paesi confinanti nel cuore del Sahel, tra le regioni più autentiche dell’Africa Occidentale, con i loro paesaggi sconfinati, le magiche falesie, le verdi piantagioni di canna da zucchero, laghi sacri abitati da ippopotami e piccoli villaggi animisti di argilla, dove il tempo sembra essersi fermato.

La terra bordeaux avvolge tutto, è la prima cosa che colpisce appena si arriva in Africa. E’ da questa terra che da secoli si ricava l’argilla per costruire case, moschee, monumenti sacri, feticci animisti e mausolei. Con questa terra si è costruita la regina delle moschee del Sahel, la più grande al mondo interamente in argilla, che appare subito nella sua imponenza, non appena si arriva a Djenné. Con questa terra hanno costruito le proprie case e propri granai scolpiti, il magico popolo dei Dogon e prima di loro, quello dei Tellem, inerpicandosi negli anfratti della Falesia, luogo mistico dove tutto sembra avere una forza soprannaturale. Sempre con questa terra hanno costruito e continuano a costruire tutt’oggi i propri piccoli castelli di fango in Burkina Faso, il popolo dei Lobi e dei Kassena (Gourounsi). Piccole fortezze squadrate, feticci protettori, altari e edifici sacri, case tradizionali plasmate come se fossero oggetti di terracotta, decorate e dipinte come se fossero un’opera d’arte. Tutto è ancora lavorato con la terra, perché è questa la terra degli antenati e se cosi non fosse, probabilmente gli spiriti troverebbero riparo altrove, se ne andrebbero, per non fare più ritorno.